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Clisteri e altri lavaggi: pro e contro di un metodo millenario

L’idrocolonterapia rappresenta di fatto l’evoluzione tecnologica dei tradizionali clisteri, ma con una serie di vantaggi in termini di efficacia, igiene, comfort e una differenza fondamentale.

Il lavaggio con acqua depurata non si limita all’ampolla rettale, ma risale fino all’intestino cieco, ripulendo tutto il tratto dove si depositano le scorie, fino al limite naturale dell’intestino superiore: la valvola ileo-cieco-colica. Un tempo era nota come “la barriera degli speziali”, proprio perché segnava il confine oltre il quale nessun trattamento “curativo” di lavaggio poteva risalire.

Curiosità storiche: faraoni, medici e re

L’uso di clisteri è documentato fin dall’epoca egizia. In un papiro del 1500 a.C. si raccomanda agli studenti, accanto ad altre prescrizioni di igiene e medicina, l’uso del clistere.

Dieci secoli dopo lo storico greco Erodoto, nelle sue Storie degli Egiziani, conferma la sana abitudine che il popolo delle piramidi aveva ancora di purgarsi ogni mese per tre giorni di seguito e di praticare clisteri per svuotare l’intestino, nella convinzione che tutte le malattie dell’uomo derivassero dalla cattiva assimilazione dei cibi.

Per gli Egiziani antichi questo aspetto della salute era così importante che avevano addirittura un medico specializzato di alto rango, denominato “il custode dell’ano”.

Anche Ippocrate di Kos, medico ritenuto l’inventore della medicina moderna, nei suoi insegnamenti consiglia lavativi o clisteri a base di decotti di foglie di cavolo resi emollienti grazie all’aggiunta di miele e olio d’oliva (460 a.C.).

Nel XV secolo, il lavaggio intestinale diventò il rimedio favorito di tutta la Corte di Parigi, imposto perfino alle decine di cani del canile regale.

Il primato in fatto di clistere spetta senza dubbio al suo successore Luigi XIII. Da piccolo non lo sopportava ed era costretto a colpi di frusta dalla madre, l’italiana Maria dei Medici, fervida sostenitrice della idrocolonterapia ante literam, a ricevere l’enteroclisma. Ma da adulto ne divenne un habitué e, secondo la testimonianza del protomedico di corte, il dottor Héroard, in un anno arrivò a prendere ben 212 lavaggi.

E oggi? L’idrocoloterapia non è necessaria

Lo stimolo della parte finale del retto mediante clistere resta una delle possibilità per attivare la peristalsi, ad esempio in presenza di tappi di feci dure e secche.

L’azione meccanica sulla mucosa terminale dell’intestino e la presenza di acqua depurata per favorire uno sblocco della massa fecale possono rappresentare un aiuto che è in uso soprattutto per le persone anziane e per i bambini.

Tuttavia occorre prestare attenzione a procedure non necessarie di cosiddetta purificazione dell’intestino.

Di fatto, la pulizia integrale dell’intestino viene eseguita propriamente prima di effettuare una colonscopia, l’esame che permette di verificare direttamente lo stato di salute della mucosa intestinale e che richiede l’eliminazione delle feci dal tubo enterico.

Secondo gli esperti, invece, non è consigliabile considerare questa pratica come un procedimento curativo tout court.

Semplicemente, non è necessario ripulire l’intestino per rimuovere le tossine, perché questo processo di pulizia viene già eseguito dall’apparato digerente che è in grado autonomamente di eliminare i materiali di scarto e i batteri che non servono o sono nocivi all’organismo.

Controindicazioni e consigli della Mayo Clinic

Inserire quindi grandi quantità di acqua nel colon attraverso un tubo inserito nel retto non è una pratica salutare né utile.

Non è salutare perché può generare una serie di controndicazioni quali: disidratazione, lesioni, infezioni, alterazioni elettrolitiche, con gravi conseguenze per chi soffre di problemi renali e cardiocircolatori.

E non è utile per la stipsi perché, in realtà, impoverisce la flora batterica e altera tutti i meccanismi che regolano la defecazione.

La Mayo Clinic, uno dei più autorevoli istituti di ricerca americani, consiglia a chi decida comunque di sottoporsi a questa pratica, di:

– parlarne con il proprio medico, specie chi soffre di problemi renali o cardiaci;

– verificare l’affidabilità del medico che la esegue e le condizioni in cui viene effettuata la procedura;

– verificare esattamente le sostanze erboristiche stimolanti utilizzate all’interno della miscela utilizzata.

Rispettare il proprio intestino

In generale, tutti i rimedi che interagiscono con la mucosa intestinale in maniera troppo diretta o troppo prolungata nel tempo sono sconsigliati, perché alterano gli equilibri intestinali a cominciare da quelli che regolano la motilità.

In questo caso, l’idrocolonterapia depaupera la mucosa di batteri protettivi, alterandone tutto il funzionamento. Così come, con altro meccanismo ma effetti in parte assimilabili, l’uso improprio o troppo prolungato di lassativi immediati o purganti, ma anche di altre forme di rimedi naturali che agiscono sui recettori nervosi, mettono in crisi a lungo andare il sistema della peristalsi.

Prima di tutto questi lassativi perdono nel tempo il loro effetto (tachifilassi) e inoltre tutto l’intestino, se costantemente stimolato dall’esterno, perde la capacità di gestire correttamente le proprie contrazioni e quindi la propria regolarità.

Bibliografia

https://www.mayoclinic.org/healthy-lifestyle/consumer-health/expert-answers/colon-cleansing/faq-20058435

ON-2021-012